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DESCRIZIONE
Il presente testo mi è nato dal trovarmi ad essere responsabile del reclutamento docenti, per le aree psicologiche, degli istituendi Diplomi Universitari, poi assorbiti dalle “Lauree Brevi”. Nei docenti che avevo selezionato (curriculum e colloquio) avevo avvertito un notevole entusiasmo, sia nei pochissimi già in posizioni (se non ruoli) universitari, che si sentivano attratti da queste nuove prospettive, sia nel più grande numero di docenti che da posizioni libero-professionali, o dai Servizi, si sentivano onorevolmente impegnati, sia pur in modo precario (che però si sperava provvisorio), in una impresa universitaria. In riunioni di gruppo per il coordinamento didattico, emerse subito il problema di come “comporre” un programma di insegnamento: quali contenuti, quale tipo di didattica, quali testi da indicare. Quest’ultimo problema, che di solito in sede universitaria è il meno difficile, si presentava, anch’esso, tutt’altro che facile. I pochi testi italiani sul mercato erano solo dei “bigini”, che riassumevano succintamente pochi elementi dei più tradizionali manuali Psicologa Generale, o di Psicologia Evolutiva e di Psicologia Dinamica, con frammiste nozioni mediche e biologiche. Ci voleva altro. Né i testi di altri paesi potevano addirsi alla situazione italiana. “Facciamo dispense”, si disse: e così si fece per un paio d’anni, raccogliendo delle sorta di antologie di articoli vari. Disomogenei, risultarono, ed inoltre gli stessi docenti avevano bisogno di documentarsi meglio. Nacque così l’idea di un lavoro più impegnativo, da fare in gruppo e a gruppi, documentandosi a fondo sulle questioni che riguardavano le professionalità in questione, per giungere a scrivere un libro. Ideai una prima scaletta di un testo, con l’impegno reciproco di riunioni di supervisione e di coordinamento. Riscossi più che numerose e entusiastiche adesioni, e nelle prime riunioni si compose un scaletta assai simile a quella attuale.Ma sopravvennero difficoltà e delusioni. L’avvenire dei Diplomi Universitari si delineava senza che vi fosse provvedimento alcuno per l’organizzazione e le risorse, mentre gli insegnamenti andavano moltiplicandosi per la progressione degli anni di corso e per l’istituzione di nuovi corsi: ma senza alcun riconoscimento, giuridico o economico, neppure simbolico. La riforma universitaria che istituiva le “lauree brevi” sembrò preannunciare un miglioramento. Ma fu solo sulla carta. Nessuna risorsa venne data alle università. I docenti che vi erano impegnati fecero i loro conti: alcuni, talora i più validi, si ritirarono; altri si demotivarono all’impegno. Di conseguenza il gruppo dei docenti dei Diplomi non coincise più col gruppo di coloro che rimasero disponibili a lavorare per il volume. Per quest’ultimo rimasi con pochi. Con coloro i cui nomi sono restati in questo testo continuai l’opera sino alla fine, ma a costo di un progressivo accollarmi io il lavoro che credevo potesse essere svolto da loro. Per i capitoli in cui continuai una collaborazione feci più fatica che in quelli che mi presi a redigere in forma esclusiva. Forse, in parte, avevo sopravvalutato il loro impegno, trasportato anch’io dall’entusiasmo verso quello che si credeva uno sviluppo nuovo, e lodevole, delle facoltà di medicina italiane, verso una formazione psicologica degli operatori, ovvero verso un pieno e riconosciuto ingresso delle scienze psicologiche in un mondo che fino ad allora ne era rimasto chiuso.L’istituzione dei Diplomi Universitari aveva aperto la prospettiva ad una differenziazione e qualificazione dei diversi operatori della sanità che fino ad allora erano rimasti in un ruolo tecnico poco qualificato, affidato a scuole ospedaliere, o private, cui si poteva accedere col diploma di scuola media. L’istituzione universitaria ne innalzava la soglia di accesso e prospettava una qualifica di rango superiore. Un parallelo mutamento culturale, sociale, e organizzativo qualificava peraltro queste figure come aventi una loro autonomia professionale e una loro più precisa fisionomia, e ne differenziava più figure. Così agli infermieri, ai fisioterapisti, alle ostetriche, ai tecnici di laboratorio, si affiancavano gli igienisti dentali, i logopedisti, gli ortottisti, i biotecnologi, gli assistenti sanitari, i tecnici per la prevenzione, i tecnici di radiologia, i riabilitatori psichiatrici, ed altri ancora, che avrebbero collaborato nei servizi con gli assistenti sociali, gli educatori (anch’essi inclusi nella sanità), gli psicologi, gli psichiatri e via dicendo. In altri termini la riqualifica di una serie di operatori, sociosanitari appunto, prospettava la necessità di approntare non solo un manuale per gli studenti universitari dei nuovi ordinamenti, ma anche uno strumento autodidattico, un compendio, per l’aggiornamento degli operatori già in servizio, per riallinearsi alla nuova linea dei nuovi diplomi. Di qui un mutato intento: dar corpo a un testo non semplicemente universitario, che accanto alla sistematicità potesse funzionare anche come opera di consultazione.
DETTAGLI PRODOTTO torna su
ISBN: 9788829917334
Titolo: Compendio di psicologia - Per gli operatori sociosanitari
Autori: Imbasciati - Margiotta
Editore: Piccin
Volume: Unico
Edizione: 2005
Lingua: Italiano
Finitura: Copertina flessibile
Misure: 20x26 cm
Pagine: 514
Peso: 1 kg
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