Neuroestetica

di Malfitano • 2015 • dettagli prodotto

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DESCRIZIONE

Vi siete mai sentiti emozionati, commossi, sorpresi o semplicemente colpiti davanti a un’opera d’arte? Oppure vi è capitato di provare un leggero senso di malessere, di disagio, di oppressione o disapprovazione di fronte a un dipinto? Non datene merito o colpa al vostro senso estetico, tutto è guidato dal vostro encefalo, che in base alla propria morfologia, alle vostre vite e alle vostre esperienze decide cosa vi piace e cosa no, anche nell’arte. Questo volume vi mostrerà in che modo le connessioni neurali agiscono, interagiscono e come alcune di esse siano responsabili del “gusto del cervello”, altre delle emozioni e altre ancora della patologia, e scoprirete con grande meraviglia che il successo di un pezzo di arte moderna o contemporanea dipende anche da tutto questo. Un’intelligente e stimolante carrellata attraverso esperimenti e opere d’arte lette, questa volta, non solo in chiave stilistica ma attraverso le vicende personali (umanissime e spesso dolorose) degli artisti, da Michelangelo a Bacon passando per van Gogh e Goya. Il rapporto simbiotico tra arte e patologia, viene indagato con delicatezza e circospezione, lasciando alla scienza il compito di rilevare che la prima può diventare prezioso veicolo per leggere la presenza della seconda e per definirne la profondità. La “lente” di questo “microscopio neuronale” si sofferma sulle immagini, sui contorni, sui colori, sulla pennellata e ingrandisce il dettaglio fino a farci quasi perdere di vista l’impaginazione generale, con il grande merito di ricordarci che l’opera d’arte, quella vera, che parla allo studioso come all’uomo di strada, è fatta di macro e di micro sfumature che spesso non si colgono nell’immediato, ma che imparerete a riconoscere con gran sorpresa. Con questo volume riuscirete anche a capire come il nostro cervello riesce a codificare un’immagine ambigua e sovrapposta, come quella in copertina per esempio, riconoscendola ed elaborandola immediatamente in immagini distinte. Grazie alle neuroscienze ora sappiamo che utilizziamo zone diverse dell’encefalo a seconda delle opere che contempliamo (Mondrian piuttosto che Corot) e questo… non era affatto scontato.